L’IMPORTANZA DELLA FINANZA AGEVOLATA

Nel nostro attuale contesto economico sentiamo quotidianamente parlare di aiuti pubblici, soprattutto in questa fase in cui stiamo cercando di riprenderci dagli effetti della pandemia che ci ha colpiti. Ci riferiamo quindi al concetto di “finanza agevolata” che può essere definita come l’insieme di tutti quegli interventi disposti dal legislatore, con l’obiettivo di mettere a disposizione “strumenti finanziari” a condizioni più vantaggiose di quelle di mercato, per favorire ad esempio lo sviluppo di nuovi progetti, la realizzazione di nuovi investimenti, la diffusione di conoscenze o l’assunzione di nuovo personale. Lo scopo principale che ci si pone è quello di favorire lo sviluppo del tessuto imprenditoriale, incrementando la competitività delle imprese esistenti e la nascita di nuove realtà imprenditoriali, ma non solo. Si pensi ad esempio agli obiettivi che la Strategia europea si è posta per raggiungere una crescita economica intelligente (ossia basata su conoscenza ed innovazione, anche e soprattutto tecnologica e digitale), sostenibile (ossia più verde e competitiva) e inclusiva (ossia volta a promuovere l’occupazione e la coesione sociale e territoriale) che si possono così riassumere:

  • incentivare l’occupazione;
  • incentivare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo;
  • ridurre le emissioni di gas serra, incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, aumentare l’efficienza energetica;
  • incentivare l’istruzione e la formazione;
  • ridurre il tasso di povertà e di emarginazione.

Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso l’utilizzo di:

  • contributi a fondo perduto;
  • finanziamenti agevolati;
  • rilascio di garanzie per agevolare l’accesso al credito;
  • sgravi fiscali e contributivi;
  • strumenti di intervento nel capitale di rischio.

Tali strumenti vengono concessi e definiti sia a livello europeo, ma anche nazionale, regionale fino ad arrivare alle singole Camere di Commercio provinciali.

 

Se è vero che la gran parte degli aiuti è rivolta alle imprese, sono del parere che vadano inclusi nell’ampia definizione di finanza agevolata anche gli aiuti concessi alle persone fisiche che si concretizzano principalmente in detrazioni fiscali. Basti pensare alla detrazione Irpef del 110% prevista per le spese sostenute dal 01/07/2020 e fino al 31/12/2021, per specifici interventi volti all’incremento dell’efficienza energetica degli edifici e alla riduzione del rischio sismico, di cui ho parlato nel precedente articolo. Oppure alla detrazione Irpef pari al 30% della somma investita in startup innovative. Sono entrambe agevolazioni che vanno ad incentivare infatti la crescita economica ed occupazionale, nonché l’efficientamento energetico. Ma, possiamo considerare anche i contributi concessi ad enti pubblici o ad associazioni senza scopo di lucro: un esempio in tal senso, che mi è capitato di seguire direttamente il mese scorso, è stato il bando promosso dalla Regione Veneto per la valorizzazione di determinati territori in memoria delle vicende storiche della prima guerra mondiale.

 

Numerosi sono stati poi gli interventi, sia a livello nazionale, sia regionale, relativi all’emergenza sanitaria Covid19; basti pensare alla concessione di contributi a fondo perduto, di crediti d’imposta per le locazioni, per la sanificazione degli ambienti di lavoro, di contributi per l’assunzione di giovani e la stabilizzazione dei rapporti lavorativi dei dipendenti, delle garanzie statali, della possibilità di richiedere la sospensione delle rate dei mutui, eccetera.

 

Fondamentali per lo sviluppo della nostra economia, in termini di competitività, efficienza anche energetica ed occupazione, restano comunque le seguenti misure.

Il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca, sviluppo ed innovazione che permette di ottenere un contributo, sotto forma di credito d’imposta appunto, fino al 12% delle spese sostenute (anche per il proprio personale) per progetti volti, ad esempio, a sviluppare prodotti, processi o servizi nuovi o migliorati, ma anche per progetti di innovazione tecnologica aventi come obiettivo la transizione ecologica o l’innovazione digitale.

 

Il Piano Industry 4.0 inoltre permette di ottenere un credito d’imposta fino al 40% degli investimenti in impianti, macchinari, magazzini automatizzati interconnessi ai sistemi informatici di fabbrica ed integrati al sistema logistico o alla rete di fornitura o ad altre macchine di processo produttivo, ossia funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Sul tema è importante anche il credito d’imposta, fino al 50% delle spese del personale che viene formato ed istruito sulle tematiche 4.0 ed anche il credito d’imposta del 15% sull’acquisto su determinati software.

 

Sull’acquisto di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali, mediante il ricorso ad un finanziamento bancario o mediante leasing, è anche possibile richiedere il contributo previsto dalla cosiddetta “Sabatini-ter”, il cui ammontare è determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento, ad un tasso d’interesse annuo pari al 2,75% per gli investimenti ordinari e al 3,575% per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti (investimenti in tecnologie cd. “industria 4.0”). Il finanziamento in questione può inoltre essere assistito dalla garanzia del “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” fino all’80% dell’ammontare dello stesso.

 

Interessante è anche l’agevolazione relativa al Patent Box, che mira ad incentivare l’innovazione e la protezione delle conoscenze acquisite, attraverso la detassazione del 50% dei redditi d’impresa relativi allo sfruttamento di software coperti da copyright, brevetti industriali, disegni, modelli, formule nonché know-how tutelabili, nonché know-how.

 

In tema di pubblicità è bene ricordare, per l’ampia platea di destinatari a cui è rivolto, il credito d’imposta del 50% delle spese sostenute per campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, anche on line, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali.

 

Un filone molto importante della finanza agevolata riguarda poi la formazione. In particolare, si può ricorrere all’ottenimento dei contributi FSE (Fondo Sociale Europeo) gestiti a livello regionale oppure si possono utilizzare i fondi interprofessionali ai quali l’azienda è iscritta. Entrambe queste misure sono volte a sostenere, in tutto o in parte, le spese di formazione che si sostengono a favore dei dipendenti su varie tematiche. In quest’ambito potrebbe risultare interessante per un consulente finanziario o patrimoniale proporre alle aziende dei corsi riguardanti l’educazione finanziaria dei dipendenti, con focus ad esempio sulla gestione di tesoreria o sugli strumenti derivati o sulla corretta gestione dei rapporti bancari.

 

Come si può intuire le misure agevolative in essere sono veramente numerose e non si limitano certo a quelle qui velocemente prese in considerazione, anzi. Diventa quindi piuttosto complicato individuare l’agevolazione più adatta alle proprie necessità e che sia effettivamente ottenibile. Occorre infatti conoscere nel dettaglio il bando o il decreto con il quale una determinata agevolazione viene promossa, per identificare i destinatari a cui è rivolta, le spese che possono essere effettivamente rendicontabili, il periodo temporale in cui le spese devono essere sostenute, eccetera. Non da ultimo, occorre sapere se l’agevolazione richiesta rientra o meno nella disciplina degli Aiuto di Stato e in particolare nel Regolamento europeo 651/2014 c.d. d’esenzione, che autorizza, entro stabiliti limiti percentuali, la concessione di aiuti di Stato rientranti in determinate categorie, e nel Regolamento 1407/2013 “c.d. de minimis”, il quale invece consente sostegni finanziari alle imprese entro un certo limite.  Attualmente l’importo complessivo degli aiuti pubblici concessi ad una singola impresa, assegnati in regime “de minimis”, non può superare € 200.000 in tre anni, compreso quello in corso (per le aziende del settore dei trasporti su strada per conto terzi il limite è di € 100.000). Ciò significa che per stabilire se un’impresa possa ottenere un’agevolazione in regime “de minimis” e l’ammontare dell’agevolazione stessa, occorrerà sommare tutti gli aiuti ottenuti da quell’impresa in tale regime, nell’arco di tre esercizi finanziari. È decisivo quindi il corretto inquadramento della tipologia di agevolazione richiesta (ad esempio, mentre il credito d’imposta sulle attività di Ricerca e Sviluppo non rientra nel regime in questione, il credito d’imposta sulla pubblicità sì), anche ai fini della possibile cumulabilità di più misure a valere sul medesimo investimento.

 

A mio avviso proprio questa complessità, soprattutto nel passato, ha frenato la richiesta delle agevolazioni e degli aiuti che venivano promossi e che avrebbero permesso un miglioramento significativo delle aziende a cui erano indirizzati. Ma proprio questa complessità ha fatto emergere nuove figure professionali, con esperienza specifica ed approfondita su queste tematiche, in grado di accompagnare gli imprenditori e non solo nella gestione di questa materia. Le stesse presentano competenze trasversali necessarie per fornire assistenza in tutte le fasi dell’iter di utilizzo degli strumenti di finanza agevolata, da quelle giuridiche ed economiche, alle competenze contabili e fiscali fino a quelle relazionali per la gestione dei rapporti con gli enti pubblici.

L’emergere di tali specializzazioni in quest’area multidisciplinare e plurisettoriale sta permettendo alle risorse, messe a disposizione dagli enti pubblici, di essere effettivamente ottenute dagli aventi diritto in modo efficace ed efficiente e di raggiungere lo scopo per le quali sono state pensate e stanziate.

 

Dott. Michele Roviaro